Monteleone: tra Rito & Mito

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Palazzi e Monumenti

Palazzo Moriconi e Porta Vecchia

Tipologia: palazzo signorile e porta civica
Cronologia: XIV-XV secolo e XIII secolo
Il tardomedievale Palazzo Moriconi (con stemma in facciata) sorge a ridosso della prima cinta cittadina e impiega le successive mura duecentesche, in prossimità di Porta Vecchia o di Sant’Agnese (passaggio duecentesco parzialmente trasformato in età moderna per consentire il passaggio ai veicoli).
Il tardomedievale Palazzo Moriconi sorge a ridosso della prima cinta muraria cittadina e utilizza le successive mura di fase duecentesca, in prossimità di Porta Vecchia (detta anche di Sant’Agnese, in ricordo dell’antico monastero soppiantato agli inizi del XIV secolo da quello di Santa Caterina), che si presenta oggi tozza e priva dell’originaria sopraelevazione, nonché parzialmente trasformata per consentire il passaggio dei veicoli.
Sul prospetto del caseggiato è lo stemma della famiglia Moriconi (tre monti dai quali sorge un bastone con un crescente lunare sulla punta; in basso una ruota o macina a otto raggi). La facciata ha purtroppo parzialmente perduto la sua armonia a causa dell’apertura posticcia di nuove porte e finestre, nonché per l’alterazione di quelle originali.
Più a monte di Porta Vecchia è un’abitazione con chiave di volta del portale decorata a rilievo e nicchia contenente un rovinato dipinto della Madonna con il Bambino di XVIII secolo.


Palazzo Moriconi sorge all’estremità inferiore di via Cesare Battisti, all’esterno del primo circuito murario del borgo ed esattamente sulla seconda cinta muraria di Monteleone di Spoleto, in corrispondenza della Porta Vecchia, appartenente alla fase duecentesca e posta a monte della quattrocentesca Porta nuova delle Monache e delle case di proprietà del Convento di Santa Caterina. In conseguenza dell’espansione dell’abitato e dell’estensione della muraglia, infatti, le vecchie mura non sono più necessarie a scopo difensivo e vengono pertanto reimpiegate nella costruzione dei nuovi fabbricati. Porta Vecchia si presenta oggi tozza e priva dell’originaria sopraelevazione, di cui rimangono tracce evidenti nella parte interiore e all’esterno, con un arco a sesto ribassato (la cui doppia ghiera soprastante è assai discontinua) e un paramento architettonico irregolare. Il lato sinistro, a cui si appoggia il palazzetto dei Moriconi, è in effetti una moderna e maldestra ripresa dell’arco originario, peraltro con un diverso grado di curvatura, adattato per il passaggio dei veicoli a scoppio. Questo varco è noto anche come Porta di Sant’Agnese, in ricordo dell’antico monastero, soppiantato agli inizi del XIV secolo da quello di Santa Caterina.
Sul prospetto del caseggiato è lo stemma della famiglia Moriconi, con uno scudo la cui forma imita quella di uno stendardo e ricorda una tipologia che trova particolare diffusione in area Umbra fra il XV e il XVI secolo; al centro sono tre monti, dai quali sorge un bastone con un crescente lunare sulla punta (simbolo che trova affinità con il culto della divinità lunare mesopotamica Sin), e in basso una ruota o macina ad otto raggi (simbolo solare). La facciata del palazzo, originariamente intonacata e disposta su tre livelli, ha purtroppo parzialmente perduto la sua armonia a causa dell’apertura, in epoca moderna, di nuove porte e finestre, nonché per l’alterazione di quelle originali con infissi e battenti posticci, contrastanti con la natura storica dello stabile.
Il palazzetto tardomedioevale prende il nome dalla famiglia che ne è stata proprietaria, della quale si hanno notizie fin dal XIV secolo, quando un Giovannuccio Moriconi fonda un secondo Ospedale presso la Chiesa di San Giacomo (con approvazione del vescovo Bartolomeo de’ Bardi nel 1332), destinato ad accogliere gli infermi in condizioni di indigenza. La famiglia Moriconi conta, inoltre, tra i propri membri: “D. Domenico, D. Antonio applicato a Roma negli uffici della Dataria apostolica intorno al 1600 e molti altri giuristi ” (la Dataria apostolica è un Ufficio della Curia romana, istituito nel XIV secolo con il nome di Dataria de’ Brevi; aveva competenze varie, portando all’attenzione del papa questioni inerenti a benefici e pensioni ecclesiastiche, abiti e insegne prelatizie, dispense matrimoniali, richieste di grazia). Nel 1650 una Giovanna Moricona è badessa di Santa Caterina. Agli inizi del XVIII secolo un Paolo (da decenni dimorante a Roma) è in causa con i familiari per una successione ereditaria di Fabio Moriconi. Un Ludovico Moricone è ricordato, infine, nel 1712 come devoto e benefattore della cappella campestre della Madonna della Cerqua.
Risalendo per Porta Vecchia, poco più a monte e immediatamente sulla destra, è invece da segnalare la presenza di un’abitazione il cui bel portale in pietra, ad arco ogivale, presenta una chiave di volta con leone rampante a rilievo e nicchia con un rovinatissimo dipinto votivo, raffigurante una Madonna con il Bambino (opera locale del XVIII secolo).