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Il farro di Monteleone di Spoleto

di Luciano Giacchè - Cedrav

Il farro di Monteleone di Spoleto
La diffusione del farro nella zona di Monteleone di Spoleto è attestata anche dagli appellativi di "mangiafarre" o "farrari de San Nicola" con cui gli abitanti dei comuni vicini indicavano i monteleonesi. Quest'ultima denominazione fa riferimento al rituale del "Farro di S. Nicola" che si svolge da tempo immemorabile il 5 dicembre, nella vigilia della ricorrenza del Santo, patrono del paese.

La tradizione e il rituale
Il Parroco prepara nella canonica della chiesa di S. Nicola una minestra di farro che viene cotta in un grande caldaio appeso sul focolare. Il farro viene distribuito a mezzogiorno con sugo di magro agli abitanti di Monteleone, a cominciare dai bambini che sono i destinatari privilegiati del rituale e che, per 1'occasione, anticipano 1'uscita dalla scuola.

Il rituale vuole ricordare il miracolo che la tradizione attribuisce a S. Nicola che, passando per Monteleone ed impressionato dalla indigenza dei suoi abitanti, avrebbe consegnato il farro per sfamare i poveri. In realtà si tratta della trasposizione di un episodio dell'agiografia del Santo, nato e vissuto in Asia minore fra il III e il IV secolo, ricordato come il prodigio delle "Navi agrarie" che, per intercessione di S. Nicola, avrebbero portato il grano agli abitanti di Mira, stremati dalla fame dopo un lungo periodo di carestia. Un analogo prodigio è attribuito a S. Nicola anche in favore degli abitanti di Bari che nel 1087 ne trafugarono le spoglie e gli dedicarono la loro chiesa cattedrale. Il Santo, venerato in tutta Europa come elargitore di doni e protettore dei giovani, è stato dopo la Riforma protestante progressivamente sostituito in questo ruolo da Gesù Bambino e, successivamente, da Babbo Natale. Certamente, però, la permanenza di questo singolare rituale ha favorito la continuità della coltura del farro a Monteleone, tanto da diventare un tratto caratterizzante di questo territorio.

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