Miniere: percorsi di archeologia industriale

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Miniere di ferro

Miniere di ferro
Le conoscenze geologiche del nostro paese negli ultimi decenni sono notevolmente migliorate, grazie all’avvento sia delle geotecnologie, che ai sistemi informatici applicati alle classiche tecniche di rilevamento in campagna, usate da chi studia le Scienze della Terra. Un forte contributo alle conoscenze del territorio è stato dato da tecnici che si occupavano di georisorse minerarie. Sin da epoca protostorica l’uomo ha sempre cercato nel territorio i minerali utili. Nel territorio di Monteleone sono stati trovati insediamenti risalenti al periodo protostorico e sicuramente gli abitanti dell’epoca sono andati alla ricerca delle risorse che l'area offriva. Le miniere di ferro di Monteleone sono state interessate sin da epoca storica da estrazione di minerali che potevano essere lavorati; la loro riscoperta è di fondamentale importanza per la ricostruzione del passaggio antropico dell'Alta Valle del Corno. Tra le materie prime presenti sul territorio nazionale, è proprio il ferro (Fe) quello che ha avuto un notevole utilizzo e sviluppo nel tempo, al punto che nel secolo scorso la ricerca scientifica e di riflesso le attività estrattive si sono concentrate su quei giacimenti in grado di soddisfare le esigenze dello sviluppo economico.

I giacimenti dell’area di Monteleone sono di due differenti tipologie: a) depositi residuali e b)depositi idrotermali.
a) Le aree di Gavelli, Monte Cornuvolo, Rescia, Ocre e Colle Policiano sono depositi residuali, caratterizzati da piani carsici e doline. L’estrazione del minerale avveniva a cielo aperto, di solito questi depositi si trovano sul fondo di depressioni di origine carsica (doline spesso con specchi d’acqua con formazione del cosiddetto ferro delle paludi) o tettono-carsica (piani carsici) e gli ossidi-idrossidi di ferro con gli ossidi di manganese venivano separati dalla ganga (il materiale di scarto che deve essere tolto dal minerale prima di essere utilizzato).
b) La miniera situata in Loc. Terargo, sul fianco sud-orientale di Monte Birbone, è un deposito idrotermale ed è stata interessata anche da attività estrattive ipogee. Il minerale è qui localizzato secondo un allineamento che coincide con una frattura di origine tettonica.

La miniera è sviluppata in una serie di gallerie e cunicoli all’interno di un calcare molto fratturato; nell’area, infatti, è localizzata una faglia che mette a contatto i litotipi del Calcare Massiccio del Giurassico Inferiore con i Calcari Diasprigni del Giurassico Superiore. Da un’analisi effettuata nel 1940 presso i laboratori del CNR di Roma, il minerale estratto aveva la seguente composizione: Residuo insolubile 23,20 - Ferro 57,60 (pari al 40,32% di Fe) - Manganese 5,60 (pari al 4,03% di Mn). Dalle miniere di Monte Birbone proveniva il ferro, con il quale furono realizzati i due cancelli laterali medi della Basilica di San Pietro, (detti di Urbano VIII)   e quelli che chiudevano il Pantheon a Roma, tolti nel 1882 e trasportati all’Abbazia di Casamari. Su questi manufatti si trova un’incisione con la scritta: “ex fundinis Montis Leonis”, che attesta la certa provenienza del materiale lavorato. Le miniere di Monte Birbone sono ancora oggi facilmente raggiungibili seguendo la sentieristica CAI.