Monteleone: tra Rito & Mito

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Pago e Castello di Brufa

Tipologia: castello
Cronologia: IX-XX secolo
Il castrum, eretto col nome di Brufa (880), è poi detto Monte Leone (1250-60). In continua lite con Spoleto e Cascia, è distrutto più volte. Divenuto possedimento papale sotto Pio IV, inizia un periodo florido, fino al sisma del 1703. Il castello diventa villa residenziale nel tardo XX secolo.
Una fonte indiretta narra che il borgo di Monteleone di Spoleto è eretto, con il nome di Brufa, nell’anno 880 dal nobile ternano Attone o Arrone, figlio del conte Lupone III. Da un discendente di questi, un tal Tiberto, la famiglia prende tardivamente il nome di Tiberti e il territorio a essa sottoposto quello di “Terra Tibertesca”.
Distrutta e ricostruita più volte, Brufa (dal 1250-60 detta Monte Leone) è in continua lite con Spoleto e con Cascia. Infine, Pio IV ne fa un possedimento papale sotto la Legazione di Perugia (1560).
Il periodo di sviluppo economico e demografico è interrotto dal sisma del 1703, che provoca enormi danni e innesca flussi migratori verso Roma. Caduta lo Stato Pontificio, il borgo è annesso al Regno d’Italia (1860).
Il complesso castellano, oggi di proprietà privata, è acquistato nel secondo XX secolo e sottoposto a trasformazioni strutturali che ne hanno attenuato le caratteristiche difensive, privilegiandone la funzione di villa residenziale.


La parte sommitale del poggio su cui sorge l’odierno abitato di Monteleone di Spoleto, nel Terziere di San Nicola, ricorda il villaggio più antico (il cosiddetto Pago), sorto in epoca altomedioevale intorno a un primo e piccolo castrum fortificato.
Documentazioni frammentarie e incerte si hanno per il periodo longobardo e altomedioevale. Una fonte indiretta narra che l’odierno borgo castrale è eretto con il nome di Brufa nell’anno 880 per mano del nobile ternano Attone o Arrone, figlio del conte Lupone III. Da un discendente di questi, un tal Tiberto, possessore di vaste terre e castelli della zona intorno all’XI secolo, la famiglia prende tardivamente il nome di Tiberti e il territorio a essa sottoposto quello di “Terra Tibertesca”. Distrutto intorno al 1100, il castello di Brufa è poi prontamente riedificato. Nel 1228 il castrum subisce una nuova distruzione da parte delle truppe imperiali di Federico II (fra cui diversi saraceni) guidate da Bertoldo d’Urslingen, fratello del Duca di Spoleto Rinaldo. Un atto del 22 ottobre 1233 attesta che in tale periodo il Castello di Brufa, come i vicini centri di Vetranula e Narnate (Leonessa), sono di proprietà della Curia, sottoposti al Cardinale Giovanni Colonna (morto nel 1245). Troviamo infatti che “Dominus Sinibaldus de Arpanniano jur. interrogatus dixit quod dominus Johannes de Columpna habuit et tenuit turrem de Arnata et Vetranulam et in Vetranula erat castellanus pater ipsius testis, et ipse testis fuit ibi loco patris sui (…) Item dixit quod tempore ejusdem domini Johannis curia tenebat Vetranulam et Brufam” .
Tuttavia, data la posizione strategica, il borgo non viene mai completamente abbandonato e, negli anni 1260-1265, è nuovamente ricostruito e ampliato dai Tiberti, che ne ritornano in possesso, sottomettendosi e passando, nel settembre del 1266, sotto la protezione forzata di Spoleto. La cittadina, in via definitiva, cambia anche la propria denominazione da Brufa in quella di Monte Leone. Una cronaca del tempo ricorda: “MCCLX homines terrae Tibertorum tradiderunt Spoletinis podium Castri Stagnani, Castri Vetranulae, et Castri Brufae ubi hodie est castrum montis Leonis. Castrum vero Vetranulae terraemotu dirutum est, ut Spoletini id instaurarunt seu reaedificarunt in Colle-fabae, et hoc fuit tempore Bonifacii VIII” (nell’anno 1260 gli uomini delle terre dei Tiberti consegnarono agli spoletini il poggio del Castello di Stagnano, il Castello di Vetranula e il Castello di Brufa, dov’è oggi il castello di Monte Leone. Ma il castello di Vetranula, distrutto da un terremoto, fu riparato e riedificato dagli Spoletini sul Colle Fabbi, e questo avvenne al tempo di Bonifacio VIII). Altri restauri alle mura e fortificazioni castellane si hanno nel 1478, quando papa Sisto IV concede agli spoletini di potenziare le difese di Gualdo Cattaneo, Giano, Castagnola, Monticoli “et castrum Montis Leonis”.
Seguono anni di guerre, legata a continue richieste di sottomissione a Spoleto, finché nel 1535 i monteleonesi, stanchi dei continui soprusi e soggezioni, insorgono, rendendosi finalmente indipendenti. Immediatamente stilano lo Statuto della Republica Montis Leonis, dandosi un assetto istituzionale oltremodo moderno per l’epoca: allontanato il podestà, i monteleonesi eleggono al suo posto un cittadino del Castello. Spoleto tenta la riconquista con varie campagne militari, ma non riesce nel suo intento per la fiera resistenza dei monteleonesi, che si rivolgono al papa, in cerca di protezione. La posizione strategica del Castellum e la dura opposizione alle continue rappresaglie tentate dalla vicina terra di Cascia, inducono Pio IV a sottrarla del tutto alla dipendenza da Spoleto, facendone un possedimento papale e ponendola, nel 1560, sotto la Legazione di Perugia, inviandovi un apposito legato. La fine delle liti con Cascia viene determinata a seguito di una nuova verifica dei confini nel 1573.
Intanto, libera dalla soggezione agli spoletini, Monteleone conosce un periodo di enorme sviluppo economico e demografico tra il Cinquecento e la fine del Seicento. Tale periodo di floridezza e commercio è attestato dai nuovi ampliamenti nel Terziere di San Giacomo, dati dalla trasformazione o costruzione ex novo di nuovi fabbricati e di case palazziate, appartenenti ai notabili del luogo.
Tutto questo viene interrotto dalla catastrofe del terremoto del gennaio del 1703. L’evento provoca enormi danni e miete numerose vittime, innescando consistenti flussi migratori verso Roma.
Agli inizi del XIX secolo anche la zona di Monteleone viene investita dall’esercito francese rivoluzionario, che annette l’Umbria prima alla Repubblica Romana, poi direttamente all’Impero. Occupato dalle truppe piemontesi il 2 ottobre del 1860, a seguito della caduta dello Stato Pontificio, il borgo è definitivamente annesso al nuovo Regno d’Italia (plebiscito del 5-6 novembre 1860). Da questo momento in poi segue le alterne vicende e gli sviluppi della storia dell’Italia unita.
Il complesso castellano, che sorge nella parte più alta dell’abitato, a ridosso dello scosceso dirupo che cinge a nord l’abitato, offrendogli una protezione naturale, è oggi di proprietà privata. Acquistato nella seconda metà del XX secolo, quando era già in rovina, è stato sottoposto a numerose trasformazioni strutturali, che ne hanno attenuato le caratteristiche difensive, privilegiandone la funzione e l’aspetto di villa residenziale.