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Chiese

Chiesa della Madonna Addolorata

Tipologia: chiesa rurale
Cronologia: XVIII secolo
La Chiesa della Madonna Addolorata di Ruscio è eretta alla metà del XVIII secolo da Don Filippo e Don Biagio Peroni (zio e nipote) e conserva varie opere settecentesche. All’esterno è una lapide rivolta al passaggio di Giuseppe Garibaldi, che il 29 agosto 1849 sosta nella casa del curato.
La Chiesa della Beatissima Vergine dei Sette Dolori e Suffragio delle Anime del Purgatorio di Ruscio (fraz. di Monteleone di Spoleto), nota come Chiesa della Madonna Addolorata, è eretta verso la metà del XVIII secolo da Don Filippo (primo parroco diocesano di Monteleone, dal 1717 al 1757) e Don Biagio Peroni (ivi sepolto nel 1794), rispettivamente zio e nipote. I fratelli Biagio e Gregorio Peroni nel 1791 promuovono l’istituzione dell’Opera Pia Santissima Addolorata.
Sulla facciata novecentesca è l’iscrizione “MATER DOLOROSA ORA PRO NOBIS”. Tra le opere settecentesche conservate: la Madonna Addolorata con le anime del Purgatorio (in basso a destra lo stemma Peroni), che fungeva da pala d’altare; due frammenti di affreschi staccati (S. Emidio e S. Filippo Benizi); gli altari laterali in stucco con relative tele. Il settecentesco altare maggiore proviene invece dal Convento di San Francesco.
Sul muro esterno della casa del curato è una lapide di commemorazione del passaggio di Giuseppe Garibaldi, che qui sosta il 29 agosto 1849.


La Chiesa della Beatissima Vergine dei Sette Dolori e Suffragio delle Anime del Purgatorio di Ruscio (frazione di Monteleone di Spoleto), oggi meglio nota come Chiesa della Madonna Addolorata, è eretta verso la metà del XVIII secolo dai Reverendi Don Filippo e Don Biagio Peroni (rispettivamente zio e nipote), per sovvenire alla penuria di spazio dell’allora unica chiesa del posto, dedicata a Sant’Antonio. Don Filippo (primo parroco diocesano di Monteleone dal 1717 alla morte, sopraggiunta nel 1757) cede un fondo per il mantenimento della chiesa, mentre Don Biagio Peroni (1707ca-1794), ivi sepolto, fornisce il terreno per la costruzione del fabbricato. Nel 1749 il vescovo di Spoleto autorizza l’avvio dei lavori di costruzione.
I fratelli Biagio e Gregorio Peroni nel 1791 promuovono l’istituzione dell’Opera Pia Santissima Addolorata in Ruscio, alla quale legano i propri beni, con l’obbligo di assolvere taluni compiti: provvedere al sostentamento di un sacerdote cappellano, garantendo la celebrazione di una messa quotidiana; preoccuparsi delle spese di culto e di amministrazione; mantenere agli studi un alunno povero di Monteleone nel seminario diocesano oppure fornire la dote ad una ragazza povera del paese.
Il culto dei Sette Dolori di Maria, che si afferma dal tardo Medioevo ma trova l’ufficialità e l’approvazione ecclesiastica soltanto tra la fine del XVII e i principi del XX secolo, s’impernia sui seguenti episodi biblici: 1. Maria nel Tempio ascolta la profezia di Simeone: “E anche a te una spada trafiggerà l'anima” (Lc 2, 35); 2. Maria fugge in Egitto insieme a Giuseppe, portando via il piccolo Gesù per salvarlo dall’ira di Erode; 3. Maria smarrisce il dodicenne Gesù e lo ritrova, dopo tre giorni di angoscia, nel Tempio di Gerusalemme; 4. Maria, addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario; 5. la Madonna, ai piedi della Croce, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente; 6. Maria accoglie fra le braccia il Figlio morto; 7. Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della Resurrezione. Il culto della Madonna Addolorata si diffonde nel corso del Settecento in tutta la regione umbra grazie anche alla predicazione di Don Mattia Amadio (1674-?), parroco di Mucciafora, protagonista a Norcia nel 1735 della miracolosa lacrimazione di un quadro della Madonna. La sua presenza a Monteleone di Spoleto è attestata in diverse occasioni.
Nel 1949 la Chiesa di Maria Santissima Addolorata diventa parrocchia di Ruscio, Trivio e Rescia; tornata sotto la filiazione di San Nicola, con decreto del Ministero dell’Interno del 30 aprile 2003 è costituita Chiesa Rettoria.
La facciata è frutto di una serie di trasformazioni, che si concentrano soprattutto tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Si presenta come un tempietto con quattro lesene che sostengono un grande frontone; nel fregio corre l’iscrizione “MATER DOLOROSA ORA PRO NOBIS”. Nel piccolo timpano sul portale d’ingresso sono scolpiti a rilievo i simboli dell’Addolorata (cuore trafitto da una spada) e della Passione di Cristo (corona di spine e tre chiodi). Un’iscrizione del 1919, apposta sulla finestra di sinistra, ricorda i conterranei caduti nella Prima Guerra Mondiale.
Sul fondo del lato destro della struttura si eleva il campanile, costruito nel 1950 in sostituzione del piccolo campanile sul fondo del lato sinistro, a vela con tre archetti giustapposti.
La pianta allungata è divisa in due aree da un arco trasversale. L’odierna copertura spiovente ha un telaio ligneo con pianelle, ma è attestata l’originaria presenza di una volta a botte (realizzata a canne intrecciate), definitivamente perduta dopo i restauri del 1949. Tra i soggetti ivi dipinti era una Fuga in Egitto, probabilmente facente parte di un ciclo raffigurante i Sette Dolori di Maria.
L’altare maggiore, in legno dorato, fungeva da altare laterale nella Chiesa conventuale di San Francesco a Monteleone. Dopo essere stato smontato e posto presso la Chiesa parrocchiale di San Nicola, nel tardo Novecento è restaurato dal parroco di Ruscio, mons. Sestilio Silvestri, e collocato definitivamente presso la Chiesa dell’Addolorata, in sostituzione del vecchio altare settecentesco (in muratura), andato distrutto nei lavori di ristrutturazione successivi al terremoto del 1979 (quando si decide inoltre di allungare l’edificio nella zona presbiteriale). L’altare odierno ha una bella predella recante un motivo floreale riccamente dipinto e in alto un frontone spezzato; il capo altare è dipinto con la scena della Morte di San Giuseppe, in presenza di Gesù e della Vergine Maria. Lo spazio centrale è occupato da una moderna statua dell’Addolorata, che negli anni Venti del secolo scorso sostituisce già la pala d’altare della precedente struttura. I candelieri d’ottone sono dono nel 1933 dei rusciani, che fanno incidere i propri nomi sulla base delle suppellettili.
Ai lati, sulla parete di fondo, sono esposti due frammenti di affreschi staccati, appartenenti alla campagna di decorazione settecentesca della chiesa, che ritraggono Sant’Emidio (protettore dai terremoti) e San Filippo Benizi (del quale porta il nome uno dei due fondatori della chiesa), in contemplazione di un crocifisso (il pastorale vescovile in abbandono e la tiara papale in posizione marginale sono leggibili quali simboli di rinuncia alla carriera ecclesiastica, mentre l’abito e lo scapolare neri sono propri dell’Ordine dei Servi di Maria, istituzione che si distingue dal 1233 per la diffusione del culto dell’Addolorata).
La Madonna Addolorata con le anime del Purgatorio di Scuola romana è realizzata verso la metà del XVIII secolo e pertinente al vecchio altare. Nubi e angeli circondano la Vergine, col petto trafitto da una spada e un’espressione estatica, indicata dall’angelo sottostante che, con l’altra mano, afferra le mani giunte in preghiera di un’anima purgante. In basso a destra è uno stemma di forma ovoidale con un albero di pere, attestante la committenza Peroni. Nel restauro del 2009 è emerso un ripensamento (pentimento) del pittore: nella zona della cintura della Madonna l’artista inizia a dipingere due dei sette spadini che, nell’iconografia dell’Addolorata, sono talvolta impiegati per trafiggere il petto della Vergine, in sostituzione della spada.
I settecenteschi altari laterali in stucco, dipinti nel Novecento a oro e finto marmo, sono ornati dalle tele originarie restaurate nel 2001. La pala d’altare di destra ritrae quattro Santi, disposti a formare un cerchio ideale. Dal basso a sinistra: San Giuseppe (con bastone fiorito) e accanto una Santa da identificarsi; dall’alto a sinistra San Giacomo (con bastone lineare) e Maria Maddalena (con vasetto di unguento). La pala d’altare di sinistra raffigura, invece, una serie di personaggi disposti secondo uno schema prospettico impostato su tre registri, con una visuale che si allontanano dal basso verso l’alto. In primo piano, ancorati al terreno, sono i Santi Ponziano (vestito da romano e con bandiera), Biagio (con pettine da cardatore), Antonio Abate (con maiale e bastone sormontato da una campanella) e Vito (con cane); nel registro mediano, già avvolti dalle nubi, sono seduti i Santi Pietro (con chiavi) e Paolo (con spada); in alto la Vergine con il Bambino. Entrambe le tele sono state recentemente attribuite alla mano di Paolo Antonio Mattei (1728-1780), pittore di Castel San Giovanni di Cascia (PG).
Altre tele sono apposte alle pareti della chiesa o conservate nella sagrestia.
Sul muro esterno dell’annessa casa del curato, sul lato di via Garibaldi, è inoltre da segnalare la presenza di una lapide di commemorazione del passaggio (documentato) di Giuseppe Garibaldi, che qui sosta il 29 agosto 1849 (“IL XXIX GENNAIO MDCCCXLIX / IN QUESTA CASA SOSTÒ PER POCHE ORE / GIUSEPPE GARIBALDI / ALLORQUANDO ACCORREVA ALLA DIFESA DI ROMA / PER RIVENDICARE COLLE ARMI / I DIRITTI CONCULCATI DEL POPOLO / - / A PERENNE E GRATA RICORDANZA / IL MUNICIPIO / DI MONTELEONE DI SPOLETO / NEL DI VIII OTTOBRE MDCCCLXXXII”).