La Chiesa del Carmine (oggi abitazione privata) è ingrandita ai principi del XVII secolo e legata all’Opera Pia Salamandra. Illesa dal sisma del 1703, conserva stipiti decorati e architrave convesso, con dedicazione “DEIPARE VIRG. CARM. SACRVM” (Consacrato alla Vergine del Carmine Madre di Dio).
La Chiesa del Carmine o della Madonna del Carmelo di Monteleone di Spoleto, con ambienti conventuali annessi, è trasformata in abitazione privata nel secondo Novecento. Conserva gli stipiti con motivi vegetali e l’architrave convesso con la dedicazione “DEIPARE VIRG. CARM. SACRVM” (Consacrato alla Vergine del Carmine Madre di Dio).
Già esistente nel Quattrocento, nel 1604 è ingrandita da D. Gentile Piersanti, che vi fonda la Compagnia della Concezione. Integra dopo il sisma del 1703, funziona per un decennio da parrocchia.
Comprende tre altari: il principale intitolato alla Vergine (con Madonna Vestita di XVIII secolo conservata in San Francesco) e i laterali a S. Antonio e S. Carlo, eretti da Antonio Piersanti e dalla famiglia Antonelli.
Alla chiesa è legata l’Opera Pia di Maria SS. del Carmine o Opera Pia Salamandra, attiva fino alla prima metà del XIX secolo, che nasce per volontà del carmelitano Salvatore Salamandra (Monteleone di Spoleto, 1570-Roma, 1648) con scopi di beneficenza e mantenimento dei fabbricati.
La Chiesa del Carmine o della Madonna del Carmelo, che sorge nel Terziere (rione) di San Nicola, in via degli Orti, è posta in uno dei luoghi più suggestivi e panoramici del Pago. Il fabbricato (con annessi ambienti conventuali), sconsacrato, venduto e trasformato in abitazione privata nella seconda metà del Novecento, presenta ancora, in corrispondenza della facciata principale, l’antico portale d’ingresso in pietra scolpita, formato da grossi stipiti decorati con motivi vegetali e floreali.Sull’architrave convesso è incisa la seguente dedicazione: “DEIPARE VIRG. CARM. SACRVM” (Consacrato alla Vergine del Carmine Madre di Dio). Sia la porta che l’iscrizione, hanno ancora una colorazione originaria rossa (per gli elementi in rilievo) e nera (per la campitura delle lettere). Nel testo si rileva inoltre la traccia di un evidente errore del lapicida che, in una prima stesura, incide la parola “sacrom” in luogo di “sacrum”.
Riguardo alle sue origini non si hanno notizie certe, sebbene sembri che nel Quattrocento la struttura sia già esistente e fornita di un atrio affrescato. In occasione della sua conversione in abitazione civile, alcuni lacerti di affreschi ancora presenti all’esterno, sul lato sinistro del prospetto, vengono distaccati per interessamento del cardinale Egidio Vagnozzi (1906-1980).
Nel XVII secolo la chiesa è di jus patronatus della famiglia Piersanti, insieme alle famiglie Antonelli e Salamandra, nonché sede della Confraternita del Carmelo. Nel 1604 è restaurata e ingrandita da D. Gentile Piersanti, che vi fonda la Compagnia della Concezione.
Comprende tre altari, quello principale dedicato alla Santa Vergine, la cui statua processionale del XVIII secolo (una Madonna Vestita, con gli attributi propri del Carmelo) è ora conservata in San Francesco, e i due laterali dedicati a Sant’Antonio e San Carlo, eretti rispettivamente per volere di Antonio Piersanti e della famiglia Antonelli (che vi unisce un lascito per la distribuzione del pane ai poveri e di elemosina a sette giovani zitelle).
Per desiderio del reverendo carmelitano P. Salvatore Salamandra, con atto del 26 marzo 1637 il complesso viene dotato di beni e rendite necessarie per il suo mantenimento, affidato a una gestione comune sotto la cura di Grandonio Rossi.
Nel 1651 viene rifatto il tetto, assieme ad altri lavori di restauro, mentre la commissione composta da D. Giuseppe di Niccolis, Giuseppe Salvatori, Isidoro Ciocchittus e il reverendo D. Giovanni Salvatori si adoperano presso il Card. Facchinetti, Vescovo di Spoleto, per l’elezione di un nuovo cappellano e il mantenimento delle disposizioni dell’eredità Salamandra.
Unico edificio sacro rimasto praticamente integro a seguito del forte sisma del gennaio 1703, la Chiesa di Santa Maria del Carmine, durante i lenti lavori di ripresa e restauro di San Nicola, funziona da parrocchia per ben dieci anni, fino e poco oltre il 1713.
Nella santa visita del Vescovo Lascaris del 4 ottobre 1712 la “Chiesa della Vergine del Carmelo” è retta dal chierico Carlo Piersanti e così descritta: “Ha due porte, una torre campanaria con un’unica campana di medio peso, e internamente quattro altari dedicati alla Vergine, a S. Antonio da Padova, a S. Carlo e a S. Anna (…)”.
Legata alla chiesa è l’Opera Pia di Maria Santissima del Carmine di Monteleone di Spoleto o Opera Pia Salamandra, di cui si conserva ampia documentazione nell’archivio storico comunale, con documenti che coprono un arco temporale dalla fondazione del 1637 al 1937. Nasce dalla donazione del sacerdote carmelitano Salvatore Salamandra, che istituisce all’uopo un fondo ad amministrazione pubblica, allo scopo di operare beneficenze e assicurare il mantenimento dei fabbricati e le funzioni religiose nella Chiesa omonima. Nato a Monteleone intorno al 1570, si trasferisce a Roma ancora giovane, nella Chiesa di San Girolamo, dove muore all’età di 78 anni (17 maggio 1648). “Uomo illuminato nel guidar l’Anime alla perfezzione”, confessore del P. Giacomo Celestino, di cui scrive la Vita per ordine della Congregazione della Carità, alla sua morte i Padri carmelitani della casa romana ne fanno fare un ritratto per averlo sempre presente come esempio di perfezione. L’Opera Pia Salamandra si serve dei redditi (ricavati dai censi e da una cartella del debito pubblico) per mantenere le finalità statutarie. Rimane attiva fino alla prima metà del XIX secolo, ma si ignora la data ufficiale del suo scioglimento. Con l’Unità italiana l’istituto viene incamerato dalla locale Congregazione di Carità, per adeguamento al Regio Decreto del 3 agosto 1862, e successivamente dall’Ente comunale di assistenza (E.C.A.), in forza della legge del 3 giugno 1937 n. 847.