Monteleone: tra Rito & Mito

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Palazzi e Monumenti

Palazzo De Rubeis o De Rossi

Tipologia: palazzo signorile
Cronologia: XIV-XVI secolo
Il Palazzo De Rubeis o De Rossi conserva tracce di decorazioni a tempera di XV-XVI secolo, con l’emblema araldico del casato, figure, cornici floreali e motti vari. Da un ramo collaterale della famiglia, trapiantato a Roma, proviene il noto architetto del Seicento barocco, Giovanni Antonio De Rossi.
Contiguo al Palazzo dei Priori, è l’antica dimora dei Rubei. Gli ambienti, attualmente di proprietà comunale (già Rosati), presentano segni evidenti dei fasti passati. Con l’esecuzione di tasselli stratigrafici sono emerse delicate decorazioni a tempera di XV-XVI secolo. Le inedite pitture mostrano l’emblema familiare dei Rubeis entro un clipeo laureato sostenuto da due eroi, nonché iscrizioni e motti vari.
Lo stemma familiare è anche sull’architrave della Chiesa di San Nicola e in monumenti in San Francesco. I committenti delle tempere sono membri di una fra le più antiche e notabili famiglie di Monteleone di Spoleto. Se ne trova documentazione almeno dal 1330, con il testamento di Berardo di Robertio detto il rosso o “Rubeus” (da cui deriva il cognome Rubeis, De Rubeis o De Rossi). Da un ramo collaterale, trapiantato a Roma già dal Cinquecento, ma che ebbe sempre rapporti con Monteleone, proviene anche il noto Architetto Giovanni Antonio De Rossi (Roma, 1616 - ivi, 1695).
 


Presso l’odierna via del Teatro, al civico 4, contiguo al Palazzo dei Priori (ora Teatro Comunale “Carlo Innocenzi”), è l’antica dimora dei Rubei o Rossi. Gli ambienti, attualmente di proprietà comunale (già Rosati), presentano segni evidenti dei fasti passati e del prestigio dei suoi antichi proprietari, con tracce di un monumentale camino e porte in pietra scorniciate, ancora il loco.
Negli ambienti (taluni a volta), a seguito dell’esecuzione di tasselli stratigrafici, sotto successive ridipinture sono emerse importanti e delicate decorazioni e figurazioni a tempera, databili al XV-XVI secolo. Le inedite pitture mostrano, sopra una porta di passaggio, l’emblema familiare dei Rubeis entro un clipeo laureato sostenuto da due eroi. Sono inoltre riconoscibili iscrizioni e motti, che attendono di essere rimessi in luce e studiati.
A riprova della presenza della famiglia in quest’area del paese, si segnala inoltre la presenza, al fabbricato con civico n.10, di un architrave cinquecentesco, rotto in due pezzi e reimpiegato come soglia di porta, con l’iscrizione: “(segno di palmetta) IULIUS · DE · RUBEIS”.
I committenti delle tempere sono membri di una fra le più antiche e notabili famiglie di Monteleone di Spoleto, alla quale sono da ricondursi diversi personaggi di spicco della comunità (chierici, notai, architetti). Se ne trova documentazione almeno dal 1330, in occasione della stesura da parte dei notai Nallo di Syniballo (Sinibaldi) e Stefanuccio Meneconi (Menetoni) del testamento di Berardo di Robertio detto il rosso o “Rubeus”, da cui poi deriva il cognome Rubeis, De Rubeis o De Rossi. Nell’occasione, Berardo dispone l’impiego di 20 soldi cortonesi per la sua sepoltura presso la Chiesa di San Nicola, 40 soldi alla stessa chiesa ed altrettanti a Santa Maria “loci fratrum” (San Francesco), 20 all'ospedale di San Giacomo, 3 lire per la chiesa di San Benedetto e 10 soldi per Sant’Agnese. Lo stesso nomina poi fidecommissario dei suoi beni il genero Giacomello Berardoni, eredi in parte le figlie Letizia, Finetta e Complita moglie di Giacomello, ed eredi universali i due figli maschi Andrea e Lallo. Nel 1401 è la volta di un Luca Rubey, il quale presenzia ad un capitolo di monache per l’acquisto di un territorio in Monteleone, dipendente dall’Abbazia di Ferentillo. Fra il XVI e il XVII secolo sono noti un Andrea proprietario di un fondo ai Piani di Ruscio, presso la Chiesa patronale di Santa Lucia; Domenico, vicario foraneo nel 1633; Giovannantonio o Giovanni Antonio, curato a San Nicola nel 1658; Matteo, economo spirituale (Parroco Reggente) di San Nicola nel 1688. Questo spiega anche la presenza dello stemma familiare (scolpito, dipinto o inciso) sia sull’epistilio della chiesa parrocchiale che in altari e monumenti presenti in San Francesco (altare di San Felice, altare de Rubeis).
Da un ramo dei De Rubeis, trapiantato a Roma già dal Cinquecento, ma che ebbe sempre rapporti con Monteleone, proviene anche il noto Architetto Giovanni Antonio De Rossi (Roma, 1616 - ivi, 1695). Figlio di Lazzaro, scalpellino “romano”, giovanissimo è avviato agli studi, che poi ultima al Collegio Romano. Lavora per quasi tutta la sua esistenza all’ideazione e realizzazione d’importanti opere in Roma, divenendo il tramite per il passaggio stilistico al tardo Barocco e al primo Settecento.