Monteleone: tra Rito & Mito

Home >  Il Borgo > Palazzi e Monumenti > Palazzo

Palazzi e Monumenti

Palazzo Rotondi (attuale Municipio)

Tipologia: palazzo civico
Cronologia: XVIII secolo
Il Palazzo Rotondi, dal 1927 sede municipale, reca sul portale a bugnato una testa barbuta in stucco con corna che incorniciano lo scudo araldico, secondo un gusto per il grottesco di tipo barocco. Nella Sala Consiliare è una grande tela novecentesca con scena sacra di ambientazione rinascimentale.
Palazzo Rotondi, che prende nome da una facoltosa famiglia, che dà i natali a importanti figure del settore sia pubblico che ecclesiastico, è acquistato nel 1927 dal Comune di Monteleone di Spoleto come sede civica. La sobria facciata ha sedici finestre su due ordini e, in armonica corrispondenza, otto oculi nel registro più alto. Il portale settecentesco, in bugnato liscio, reca sulla chiave di volta lo stemma della famiglia Rotondi (una colonna su tre monti sormontati da tre stelle). Alla base dello scudo è una testa baffuta con corna che si arricciano in volute, secondo un gusto del grottesco tipico dello stile barocco.
All’interno sono gli ambienti impiegati dall’amministrazione comunale per gli uffici ordinari. Nella Sala Consiliare, sotto le moderne ridipinture sono recentemente emersi frammenti di una più antica decorazione ottocentesca a tempera. La parete di fondo dell’aula accoglie, invece, una bella tela della seconda metà del XX secolo, scena sacra di ambientazione rinascimentale.


In via del Corso Vittorio Emanuele II, al civico n. 18, sorge Palazzo Rotondi, oggi sede civica della cittadina di Monteleone di Spoleto. A precederlo in tale funzione sono, in età moderna, il Palazzo dei Priori (oggi parzialmente inglobato nel Teatro Comunale) e, tra la seconda metà del XIX secolo e fino al 1927, un attiguo caseggiato prospiciente la Piazza del Plebiscito. Con l’acquisto di Palazzo Rotondi, a seguito della vendita fatta dal Dott. Felice (1927), si ha il definitivo trasferimento dell’istituzione pubblica nella zona più a valle del Terziere di San Giacomo.
La struttura, che si appoggia alle mura del Borgo nuovo, ha una sobria facciata con sedici finestre distribuite ritmicamente su due ordini e, in armonica corrispondenza, otto oculi nel registro più alto. Il portale settecentesco, in bugnato liscio, reca applicato alla chiave di volta lo stemma della famiglia Rotondi (una colonna su tre monti sormontati da tre stelle), con alla base una testa baffuta dalla quale si dipanano delle corna che, arricciandosi in volute, incorniciano lo scudo araldico, secondo un gusto del grottesco tipico dello stile barocco e diffusissimo soprattutto nel XVII secolo (ma presente in un periodo più ampio, da indicarsi tra il XVI e il XVIII secolo).
All’interno del Municipio, volgendo a destra e salendo la rampa di scale in pietra che danno accesso al piano nobile, ci si trova in ambienti rimodernati, impiegati dall’amministrazione comunale per gli uffici ordinari. Dove possibile, sono state invece lasciate in loco e restaurate le antiche porte lignee. Nella Sala Consiliare, sotto le moderne ridipinture sono recentemente emersi frammenti di una più antica decorazione ottocentesca a tempera; la parete di fondo dell’aula accoglie, invece, a tutto campo una bella tela della seconda metà del XX secolo, raffigurante una scena sacra di ambientazione rinascimentale. Il dipinto è dono di Luigi Alfonsi, discendente diretto dei Bernabei di Ruscio, che ne ha curato anche il restauro nel 1999.
Nel corso dei secoli, vari sono i membri della famiglia Rotondi che ricoprono importanti incarichi pubblici ed ecclesiastici, fra cui: il francescano P. Felice Rotondi (1630-1702), insigne teologo e metafisico, membro dell’Accademia Veneziana degli Argonauti, docente emerito dell’Università di Padova e ministro generale dell’Ordine dal 1695 al 1701, nonché restauratore del locale complesso conventuale di San Francesco; D. Marzio (con un omonimo discendente nel XIX secolo, seguito da un D. Pietro Rotondi), che è vicario generale a Ferentillo e muore nel 1728 (poco dopo, nel 1730, muore invece D. Stefano Rotondi, all’età di 80 anni).
Antonio Rotondi è l’ingegnere agronomo a cui la municipalità di Monteleone affida, nel febbraio del 1782, la realizzazione di una relazione storico-geologica, nell’intento di riattivare le locali miniere di ferro. Sposato dal 1786 con la giovane Cecilia Accica di Norcia, che gli porta una dote di diecimila scudi, della sua attività di ricerca “mineraria” ancora nel 1903 si conservavano quindici lettere (allora depositate nell’archivio privato di famiglia) scritte dal Prefetto del Buon Governo, il Card. Filippo Carandini (1729-1810). Nel periodo dell’occupazione francese il Rotondi è protagonista in diverse vicende, ricoprendo dal 1790 al 1798 la carica di “edile”, insieme all’aggiunto Girolamo Moretti.
Altri membri della famiglia sono Francesco, Sindaco nel 1890, e Antonio, consigliere comunale nel 1895. Luigi Rotondi è autore, nel 1890, di un’istanza di concessione per la ricerca di lignite (e la dichiarazione di scoperta di una miniera) a Monteleone di Spoleto, a seguito del rinvenimento e utilizzo del minerale per un forno a calce da parte dall’impresa impegnata nella costruzione della nuova strada rotabile fra Monteleone di Spoleto e Leonessa. Lo stesso personaggio ricompare, insieme a Isidoro Vannozzi, nella relazione stesa dal Comando dei Reali Carabinieri di Norcia nel luglio del 1902, contenente un elenco di oggetti recuperati dalla tomba principesca di Colle del Capitano.
Ricordiamo ancora: Giuseppe, centurione della M.V.S.N. (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale), e Clementina Rotondi (1920-1991), intellettuale, bibliofila e archivista paleografa. Quest’ultima è figura di spicco del secondo Novecento, membro effettivo della Deputazione toscana di storia patria e segretaria della Società toscana per la storia del Risorgimento, Direttrice della Biblioteca universitaria di Bologna (1979) e, dal 1980 al 1985, della prestigiosa Biblioteca Marucelliana di Firenze. Per l’intensa attività di ricerca e pubblicazione storica, nel 1985 le viene dedicata una miscellanea di scritti.