Monteleone: tra Rito & Mito

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Butino

Tipologia: architettura civile, religiosa e idraulica
Cronologia: XIV-XIX secolo
La frazione di Butino, il cui toponimo fa riferimento alla particolare ricchezza di acqua (conserva, infatti, un “torrino di sfiato” pertinente al più antico acquedotto monteleonese cinquecentesco), sorge alle pendici di monte Birbone, attorno alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli (XVI secolo).
Butino (Fraz. di Monteleone di Spoleto) sorge alle pendici di monte Birbone, con un nucleo principale più antico, posto intorno alla piccola Chiesa di Santa Maria degli Angeli, risalente al XVI secolo e originariamente dipendente dai francescani. L’insediamento, oggi poco popolato, è un ridente centro climatico estivo e nei suoi pressi sono le note miniere di Terrargo, attive nel XVIII secolo.
Il toponimo Butino [Butìno] fa riferimento alla particolare ricchezza di sorgenti d’acqua, poiché Budino-Butino è sinonimo di “bottino”, “piccola botte”, luogo di conservazione d’acqua o cisterna.
Curiosa è la presenza di un’alta struttura in muratura, opera d’ingegneria idraulica databile fra il XVII e gli inizi del XIX secolo, pertinente al più antico acquedotto monteleonese (XVI secolo). Chiamata dagli anziani del luogo “lo sfiato della fonte vecchia”, è infatti un tipico “torrino di sfiato”, che aveva un suo gemello a San Giovanni Battista, entro Porta Spoletina, purtroppo perduto negli ultimi decenni.


Butino (Fraz. di Monteleone di Spoleto) sorge alle pendici di monte Birbone, con un nucleo principale più antico, posto intorno alla Chiesa rurale di Santa Maria degli Angeli, a 989 metri s.l.m.. La Madonna degli Angeli è una modesta cappella di campagna risalente al XVI secolo, con tetto a doppia falda e un piccolo campanile a vela. D. Ansano Fabbi ne attesta l’originaria dipendenza dai francescani conventuali di Monteleone di Spoleto, i quali, dedicandola alla Madonna degli Angeli, vollero in tal modo perpetuare il ricordo della Porziuncola. Il fatto che vi si celebri la festa nella prima domenica di agosto fa inoltre pensare a un diretto riferimento alla “perdonanza” o “Perdono di Assisi”, che cade il 2 agosto. Precedente a questo edificio, è la notizia di una Chiesa di San Gregorio di Butino nell’anno 1334 (citata nell’elenco delle Rationes Decimarum, al n. 5930), altrimenti sconosciuta.
Il toponimo Butino [Butìno] risente della particolare ricchezza di sorgenti e vene d’acqua, localmente sparse. Difatti Budino-Butino è genericamente sinonimo di “bottino”, “piccola botte”, luogo di conservazione d’acqua o cisterna. Butino trova due altre omonime frazioni ancora oggi presenti, una a Foligno (PG) e un’altra nel comune di Sefro (MC).
Poco oltre il cimitero comunale, dopo aver lasciato sulla destra la strada provinciale per Poggiodomo e Gavelli e salendo in prossimità del gruppo di case più vetuste, da cui si gode un ottimo panorama sul circondario, in corrispondenza del vecchio tracciato viario è presente un’alta e inusuale struttura in muratura, opera di ingegneria idraulica databile fra il XVII e gli inizi del XIX secolo, pertinente al più antico acquedotto di Monteleone di Spoleto (del XVI secolo). Nella memoria degli anziani del luogo, questa struttura, oggi anonima, era chiamata “lo sfiato della fonte vecchia”. È infatti un tipico “torrino di sfiato” per il sottostante condotto, che aveva un suo gemello a San Giovanni Battista, entro Porta Spoletina, nel luogo probabile di arrivo e adduzione dell’acqua in paese. Quest’ultima opera intramuranea, è purtroppo andata irrimediabilmente perduta negli ultimi decenni. L’acquedotto, che prendeva acqua dalla località di Pozzolano, alla fonte Pezzolano o Forcella di Vetranula, nei pressi dello scomparso abitato medioevale di Vetranula-Vetralla, è ricordato nei più antichi statuti monteleonesi, redatti fra il 1587 e il 1588 su un precedente statuto (presumibilmente degli anni 1562-1565). Nella Rubrica diciannovesima, Libro I, sono infatti descritte tutte le notizie relative al “condotto dell’acqua delle vene di Pozzolano et de Capeta da doversi mantenere”, mentre sporadiche notizie di scoperte di un condotto in muratura nei campi fra Butino e Monteleone ne attestano il probabile percorso.
La “Villa di Budino” è ricordata poi durante la visita effettuata dal vescovo Lascaris a Monteleone, fra il 3 e il 10 ottobre del 1712. In una breve descrizione del 1829 troviamo inoltre: “BUTTINE. Frazione di Monte Leone soggetta a quella Podesteria; Governo di Cascia, Distretto e Diocesi di Norcia, Delegazione di Spoleto, anime 109”.
L’insediamento, oggi popolato da un esiguo numero di residenti stabili, è un ridente centro climatico estivo. L’origine o fondazione deve ricercarsi nella sua stretta relazione con un’antica viabilità e nell’antico commercio e traffico ad essa legato. Infatti, la strada proveniente da Monteleone si biforca in due tracciati che, aggirando Monte Birbone (m. 1386 s.l.m.), si riuniscono nuovamente a Monte San Vito (frazione di Scheggino, a m. 926 s.l.m.), prima di scendere rapidamente verso la Valnerina.
Nei pressi, a breve distanza, sono le note miniere di Terrargo, attive nel XVIII secolo.
Comprende anche Villa Cesi, Chiesa della Madonna delle Grazie, Casale Pozzolano o la Castellina, Casale Caserta o Baiocco, Fonte di Pozzolano, Fonte di Terrargo, Casale Ranali (ricordo dell’antica famiglia Ranalli-Ranaldi).