Monteleone: tra Rito & Mito

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Porta della Torre dell’Orologio

Tipologia: porta cittadina
Cronologia: XIII secolo
La Porta della Torre dell’Orologio si inserisce nelle mura del XIII secolo. Sulla torre sono apposti un orologio e una memoria del 1910 (celebrante l’arrivo dei piemontesi nel 1860). Sotto l’arco è una copia della buca postale del 1707 (originale nel Museo Storico delle Poste e Telegrafi di Roma).
La Porta della Torre dell’Orologio, appartenente al circuito murario del secondo XIII secolo, ha un arco ad ogiva con stemma araldico comunale (un leone rampante su cinque monti) e due protomi leonine (dispersa quella di sinistra).

L’orologio, che reimpiega nello spazio centrale un quadrante più antico, era precedentemente rivolto all’opposta facciata su Piazza del Mercato. È trasferito in posizione odierna, verso il nuovo centro cittadino, nel passaggio tra XIX e XX secolo.

Nel sito è una copia della buca postale dello Stato Pontificio, con iscrizione incisa: “AL COMMODO PUBLICO / POSTA / GASPARO ROSATI / DA CALVI LUOGO.(tenen)TE / 1707”. La piastra originale, smurata, dal 1932 è nella raccolta del Museo Storico delle Poste e Telegrafi di Roma.

Sopra la Porta dell’Orologio è invece una memoria risorgimentale, composta dal letterato abruzzese Angelo Tortoreto. Nel 1910 si celebra la “liberazione” di Monteleone di Spoleto dal giogo del “tiranno” pontefice Pio IX, operata dalle truppe piemontesi il 2 ottobre 1860.



La Porta della Torre dell’Orologio, al cuore del centro più antico e sino agli anni Cinquanta del secolo scorso congiunta al laterale complesso francescano per mezzo di un possente muraglione (abbattuto per dare un accesso carrabile e più ampio dalle cordonate), appartiene all’ampliamento del circuito murario cittadino della seconda metà del XIII secolo.
Di gusto gotico è l’arco ad ogiva che ne segna l’ingresso, con stemma araldico comunale scolpito a rilievo nella parte sommitale (un leone rampante su cinque monti, che probabilmente stringeva tra le zampe spighe di grano) e due protomi leonine alla base (a destra è un leone che tiene una fiera tra gli artigli), delle quali è purtroppo mancante quella di sinistra, dispersione già testimoniata dalle fotografie degli inizi del Novecento. Gli animali hanno le forme favolistiche ancora tipiche dei bestiari medievali.
Alla torre, fortemente danneggiata dal terremoto del 1703, è ancora oggi legata la scansione della vita quotidiana della cittadina, con i rintocchi dell’orologio che battono i quarti delle ventiquattro ore. A precederlo è un altro orologio meccanico, il cui quadrante in pietra a “ora italiana”, parzialmente abraso nella parte numerica e ruotato di quarantacinque gradi in senso antiorario, è ancora in opera, fungendo da spazio centrale per il sistema odierno.
Nella facciata rivolta alla Piazza del Mercato e al borgo antico del Terziere di San Nicola, al di sotto della monofora nella vela di coronamento è uno spazio circolare in stucco, già sede originaria di un più antico quadrante d’orologio. Fino a pochi decenni fa presentava ancora tracce dipinte dei numerali latini. È dismesso tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo scorso, ruotando il meccanismo interno e trasferendo l’apparato esterno esattamente sul lato opposto della struttura, nella posizione odierna affacciante verso valle, al “borgo nuovo” del Terziere di San Giacomo ormai affermatosi come nuovo centro cittadino.
Su questa facciata, sopra la falda del tetto e fuori dallo spazio della monofora della torre, sono applicate due piccole campane. È invece attestata per i tempi più antichi l’uso di una campana comunale per le pubbliche adunanze.
La centralità della struttura nei secoli è testimoniata anche dall’apposizione nel sito di una buca d’impostazione postale del primo XVIII secolo e di una memoria storica del 1910.
La pregevole buca postale dello Stato Pontificio, risalente al 1707, viene smurata nei primi decenni del Novecento. Dal 1932 confluisce nella raccolta del Museo Storico delle Poste e Telegrafi di Roma, dove è tutt’oggi conservata. L’Istituzione nel 2007 fa dono ai monteleonesi di una fedele copia del cimelio, la cui piastra lapidea reca l’iscrizione incisa: “AL COMMODO PUBLICO / POSTA / GASPARO ROSATI / DA CALVI LUOGO.(tenen)TE / 1707”. Al di sotto è la cassetta in pietra con sportellino metallico per la raccolta delle lettere in partenza.
L’iscrizione di memoria risorgimentale, posta su una grande tavola marmorea al di sopra della porta, è composta dal professore Angelo Tortoreto, illustre letterato abruzzese vissuto tra il 1875 e la seconda metà del Novecento. Nel cinquantenario della ricorrenza e nel crescente clima di patriottismo nazionalistico, essa celebra la “liberazione” di Monteleone dal giogo del “tiranno” pontefice Pio IX, operata dalle truppe piemontesi il 2 ottobre 1860. Il carme recita:

VIGILE SCOLTA DELL’ APPENNINO /
NELLE LOTTE DEL PATRIO RISCATTO /
MONTELEONE TENNE POSTO D’ AVANGUARDIA /
CITTA’ SORELLE COMPAGNE DI SCHIAVITU’ /
VIDERO ACCORRERE ANIMOSI I SUOI FIGLI /
GLORIFICATORI DELLE VITTORIE GARIBALDINE /
INCITATORI ALLA RIVOLTA /
QUANDO DA TERRA UMBRA /
I COLORI D’ITALIA ERAN BANDITI /
SU QUESTA TORRE IL VESSILLO REDENTORE /
SFIDO’ IL TIRANNO MINACCIANTE /
CARCERI ESILI SACCHEGGI INCENDI /
— /
NEL CINQUANTENARIO DELLA LIBERAZIONE /
MUNICIPIO E POPOLO /
PROF. TORTORETO ANGELO - II OTTOBRE MCMX.