Il Museo della Biga, presso l’ex convento francescano, accoglie la copia a grandezza naturale (eseguita dalla Scuola del maestro Manzù nel 1985) di un cocchio da parata greco-italico del VI secolo a.C., rinvenuto nel 1902 in località Colle del Capitano e dal 1903 al Metropolitan Museum di New York.
Il Museo della Biga di Monteleone di Spoleto, negli ambienti inferiori del complesso di San Francesco, accoglie i calchi in gesso e la copia in scala 1:1 della cosiddetta “Biga etrusca” (che recenti studi attribuiscono invece a un artista greco-ionico immigrato in Etruria), consistente in un carro da parata del VI secolo a.C., in legno, bronzo dorato e avorio, con parapetti recanti Storie di Achille. La copia è eseguita dalla Scuola d’Arte del maestro Manzù nel 1985 (“Anno degli Etruschi”) e, dopo una breve permanenza nella Chiesa di San Gilberto, trova sede nella mostra.
Il prezioso reperto viene ritrovato nel 1902 dal monteleonese Isidoro Vannozzi in una tomba a tumulo, durante la sistemazione dell’aia antistante alla sua casa rurale, in località Colle del Capitano. Ceduto a un antiquario di Norcia, è dal 1903 nel Metropolitan Museum di New York. A seguito del recente rimontaggio degli elementi del carro newyorkese, la copia di Monteleone è diventata una testimonianza storica del precedente assemblaggio.
Il Museo della Biga di Monteleone di Spoleto, allestito presso gli ambienti inferiori del complesso di San Francesco (con ingresso da Piazza Regina Margherita), accoglie i calchi in gesso e la copia in scala 1:1 della cosiddetta “Biga etrusca” (in realtà greco-italica), consistente in un antico carro da parata, unico del suo genere per completezza, raffinata esecuzione ed elevato grado della lavorazione metallurgica.
Il prezioso reperto archeologico viene fortuitamente ritrovato nel 1902 dal monteleonese Isidoro Vannozzi in una grandiosa tomba a tumulo, durante la sistemazione dell’aia antistante alla sua casa rurale, sita a pochi chilometri dal paese, in località Colle del Capitano. Il luogo è un importante sito archeologico che, negli anni successivi alla scoperta e a seguito di numerose campagne esplorative, ha restituito i resti di un’importante e più antica necropoli (composta da circa quarantotto tombe terragne a pozzetto) del periodo di transizione fra l'Età del Bronzo e quella del Ferro (ca. X-VIII secolo a.C.).
La prestigiosa biga è oggi conservata nel Metropolitan Museum di New York, che l’acquista nel 1903 attraverso una serie di passaggi aventi alla testa un antiquario di Norcia, il quale aveva ottenuto segretamente e in maniera non perfettamente lecita il prezioso manufatto, barattandolo con un compenso irrisorio. Il reperto è stato al centro di aspre battaglie fra il museo newyorkese e l’amministrazione comunale di Monteleone, che ne chiede da qualche tempo la restituzione.
Il carro è in legno di noce, rivestito da lamine di bronzo dorato decorate a sbalzo, con applicazione di placche in avorio. I tre parapetti, di cui il centrale più alto, sono elegantemente decorati con raffigurazioni mitologiche della vita di Achille (Teti consegna le armi al figlio; Achille e Memnone che combattono sul cadavere di Antilochos; apoteosi di Achille).
La datazione intorno alla metà del VI secolo a.C. è attestata, oltre che dallo stile, anche dal restante corredo tombale, composto fra le altre cose, da due kỳlikes attiche con figurazioni miniaturistiche a figure nere, databili intorno agli anni 560-550. Per decenni si è dibattuto sulla sua origine e sull’ipotesi di fattura di mano etrusca, ma, grazie a recenti e più approfonditi studi, è possibile, con maggiori certezze, attribuire l’opera di cesellatura a un artista greco-ionico immigrato in Etruria. Stilisticamente affini sono, infatti, quei prodotti in cui l'esperienza ionica si unisce a motivi etruschi indigeni (tripodi Loeb, bronzi di Castel S. Mariano, Corciano (PG)).
La copia della biga, a grandezza naturale, è eseguita dalla Scuola d’Arte del maestro Manzù a seguito delle celebrazioni del 1985, in occasione dell’“Anno degli Etruschi”. Rientrata a Monteleone dall’esposizione in alcune città italiane (tra le quali Roma), dopo un primo periodo di permanenza nella Chiesa di San Gilberto, trova sede nella mostra permanente che, attraverso appositi pannelli esplicativi, narra la storia del manufatto e il suo contesto archeologico. Nelle due sale espositive, infatti, sono documentati sia il ritrovamento e la rocambolesca vendita della biga sia i reperti provenienti dal corredo della camera funeraria. Una carta archeologica, con i siti di epoca preistorica, protostorica e romano-repubblicana, attesta inoltre la ricchezza e la remotissima frequentazione umana del territorio monteleonese già prima della romanizzazione, testimoniata da castellieri, abitati (Monte Pizzoro) e diversi santuari d’altura (Monte Aspra, Forma Cavaliera).
In anni recenti, gli studi effettuati sul carro al Metropolitan Museum hanno messo in luce nuovi dati che, dopo un complessivo restauro del manufatto, hanno portato a un corretto rimontaggio degli elementi della biga. La copia monteleonese resta, dunque, quale testimonianza storica del precedente assemblaggio.