Monteleone: tra Rito & Mito

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Biga e Necropoli

Tipologia: reperti archeologici
Cronologia: metà VI secolo a.C. ed Età del Bronzo-Età del Ferro
Nel 1902, presso il casale d’Isidoro Vannozzi a Colle del Capitano, è rinvenuta una tomba che restituisce una biga della metà del VI secolo a.C. (dal 1903 al Metropolitan Museum di New York). Nel 1907 iniziano gli scavi sistematici, che individuano un’antica necropoli di circa quarantaquattro tombe.
Nel 1902, presso Colle del Capitano di Monteleone di Spoleto, durante la sistemazione dell’aia antistante al casale di Isidoro Vannozzi (attualmente visitabile e sede di un rinomato agriturismo), viene fortuitamente rinvenuta una tomba a tumulo contenente, fra l’altro, una biga (cocchio da parata trainato da due cavalli) della metà del VI secolo a.C.. Successivamente ceduta dal Vannozzi a un antiquario di Norcia, è infine acquistata dal banchiere statunitense Morgan, che la dona al Metropolitan Museum di New York (1903).
Nelle celebrazioni dell’anno degli etruschi (1985) viene realizzata dalla Scuola del maestro Manzù una copia dell’opera e, presso i locali inferiori del complesso di San Francesco, è poi allestito un Museo della Biga, che ricostruisce il contesto del ritrovamento e le successive scoperte archeologiche derivanti dagli scavi sistematici intrapresi nel 1907 (s’individua un’importante necropoli di almeno quarantaquattro tombe da collocarsi fra l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro).


Nel 1902 nel territorio di Monteleone di Spoleto, in località Colle del Capitano, durante alcuni lavori di sistemazione dell’aia antistante alla casa colonica di Isidoro Vannozzi (a cui lavorano anche un omonimo cognato Isidoro Vannozzi, detto Isidoretto, e il futuro consuocero di costui, un certo Filippo di Biagio), viene fortuitamente rinvenuta una principesca tomba a tumulo contenente importanti reperti archeologici, tra i quali una pregevole biga, ovvero un cocchio da parata destinato a essere trainato da una coppia di cavalli. Restano ancora da chiarirsi i meccanismi della successiva vendita effettuata dal colono Isidoro Vannozzi a un antiquario di Norcia e, soprattutto, i successivi passaggi di proprietà. L’opera è infine acquistata dal banchiere statunitense John Pierpont Morgan (1837-1913), famoso collezionista di opere d’arte, in gran parte donate al Metropolitan Museum of Art di New York. La biga monteleonese dal 1903 figura tra le opere più preziose della collezione del Metropolitan.
Il cocchio è in legno di noce rivestito da lamine di bronzo dorato (decorate a sbalzo con Storie di Achille) e placche in avorio. Ampiamente dibattuta la sua provenienza, per lungo tempo lo si è ritenuto di fattura etrusca; in recenti studi si è giunti alla conclusione della necessità di apportare alcune modifiche nell’assemblaggio dell’originale e di attribuirne la fabbricazione a un artista greco-ionico, immigrato in Etruria. Difatti, dal punto di vista stilistico, le figurazioni appartengono a quella cultura che troviamo anche in prodotti quali i tripodi Loeb e i bronzi di Castel San Mariano, in cui l’esperienza ionica si unisce a motivi etruschi indigeni. La datazione intorno alla metà del VI secolo a.C. trova conferma, oltre che nello stile dell’opera, nell’esame del restante corredo tombale della tomba di Colle del Capitano, che ha dato (fra gli altri reperti) due kỳlikes attiche con figurazioni miniaturistiche a figure nere, databili intorno agli anni 560-550 circa.
Nelle celebrazioni dell’anno degli etruschi (1985) viene realizzata dalla Scuola d’Arte del maestro Manzù una copia a grandezza naturale dell’opera. Presso i locali inferiori del complesso di San Francesco di Monteleone è dunque allestito un Museo della Biga, che ricostruisce il contesto del ritrovamento e le scoperte archeologiche effettuate subito dopo in loco.
I primi scavi sistematici nell’area di Colle del Capitano sono intrapresi nel 1907 dall’archeologo Angelo Pasqui, a seguito dello scalpore suscitato dall’esposizione della biga nel museo newyorkese. La località restituisce negli anni un’importante necropoli appartenente al periodo di transizione fra l’Età del Bronzo e quella del Ferro, composta da almeno quarantaquattro tombe a cremazione a pozzetti cilindrici, di varie dimensioni, contenenti ossuari cilindrici, globulari e biconici.
Il casale, che è stato il teatro della rocambolesca e fortunata scoperta della biga, di proprietà privata ma visitabile, è oggi il centro di un rinomato agriturismo.