Monteleone: tra Rito & Mito

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Chiese

Chiesa della Madonna delle Grazie a Butino

Tipologia: chiesa rurale
Cronologia: XVII secolo
La Chiesa della Madonna delle Grazie di Butino sorge sui ruderi del castrum di Vetranula, distrutto dal terremoto del 1328 e legato alla leggendaria nascita degli “Strascinati”, tipica pietanza monteleonese. Dalla chiesa proviene una scultura lignea policroma di XVII secolo, oggi in San Francesco.
La Chiesa della Madonna delle Grazie di Butino (fraz. di Monteleone di Spoleto), oggi di proprietà del Consorzio dei Possidenti, sorge probabilmente sui ruderi del castrum di Vetranula, distrutto dal terremoto del 1328 (tracce di antichi edifici affiorano nei dintorni della chiesa). A Vetranula è legata la leggendaria nascita, alla fine del XV secolo, degli “Strascinati”, tipica pietanza monteleonese (sagra 16 agosto).
Nel 1986 in memoria di un miracoloso evento (il 31 marzo 1944 i monteleonesi si rifugiano nei dintorni della chiesa e riescono a sfuggire all’esercito tedesco grazie all’improvviso innalzarsi di una fitta nebbia), viene apposta nei pressi dell’edificio una croce.
All’ambiente di culto, di forme semplici e dimensioni modeste, è annesso un piccolo locale impiegato come eremitaggio. Dalla Madonna delle Grazie proviene un gruppo scultoreo in legno policromo della Vergine con il Bambino (XVII secolo), conservato presso il complesso di San Francesco.


La Chiesa della Madonna delle Grazie di Butino (fraz. di Monteleone di Spoleto) è citata dal Piersanti nel 1702 e brevemente descritta dal vescovo Lascaris nel 1712 (“Era un eremo abitato da Fra Giovanni Latti. La chiesa era di giuspatronato della comunità”, mentre oggi è di proprietà del Consorzio dei Possidenti). Posta su colle Faggio o colle Secco e dominante paesaggisticamente l’intera vallata, nasce probabilmente sui ruderi del castrum di Vetranula, distrutto dal terremoto del 1328. Nei dintorni, infatti, sono presenti tracce affioranti di antiche strutture, tra le quali una cisterna.
A Vetranula è legata la leggenda secondo cui nel 1494, riaccesasi la lotta fra guelfi (sostenitori di papa Alessandro VI) e ghibellini (favorevoli al re francese Carlo VIII), l’armata capitanata da Paolo e Camillo Vitelli invase Monteleone. Preso il castello di Vetranula, imprigionarono gli uomini e ingiunsero alle donne di imbandire un banchetto e di servirli. Il rancore delle popolane le spinse a preparare una mensa assai povera, a base di penchi (una sorta di pappardelle) poco conditi. Gli invasori, infuriati, minacciarono di legare i prigionieri ai cavalli e “trascinarli” intorno al castello fino alla morte, ma, per evitare la sciagura, i miseri penchi furono trasformati in un gustosissimo piatto, insaporito con guanciale magro, salsicce fresche, uova e pecorino. Nascono così gli “Strascinati”, cucinati a Monteleone di Spoleto ancora secondo la ricetta tradizionale. Ogni anno il 16 agosto si svolge la “Sagra degli Strascinati”, con la rievocazione del corteo storico in costume e la gara del tiro con l’arco disputata fra i Terzieri.
All’azione della Madonna delle Grazie è invece attribuito l’episodio di scampata tragedia del 31 marzo 1944, quando i monteleonesi riescono a porsi in salvo dalla rappresaglia dell’esercito tedesco grazie all’improvviso e inusuale innalzarsi di una fitta nebbia, che protegge i loro ripari e ne favorisce la fuga. In memoria dell’evento, in data 31 marzo 1986 viene apposta vicino alla chiesa una croce, sulla cui base è la dicitura: “La paura ed il dolor ci travolge in guerra, la fede e l’amor ci raduna in pace”.
L’edificio, di forme semplici e dimensioni modeste, ha una pianta rettangolare e il tetto spiovente, sormontato da un campaniletto a vela con due archetti. Il paramento murario è a pietre a vista nei muri laterali e sul retro, mentre è intonacato in facciata (con tracce di un disegno a mattoni graffito). L’interno ha mattonelle in cotto, soffitto a travi lignee e una moderna statua della Madonna con il Bambino, custodita in una nicchia alle spalle dell’altare. All’ambiente di culto è annesso un piccolo locale impiegato come eremitaggio.
Da questo luogo proviene il più antico gruppo scultoreo della Madonna con il Bambino di XVII secolo, conservato presso il complesso di San Francesco nel borgo di Monteleone di Spoleto. La splendida scultura in legno policromo ha forme intrise di un dolce naturalismo, esemplificato dall’umanità del paffuto Bambinello nudo che, nella tranquillità del sonno, si abbandona tra le braccia materne. La Vergine ha invece sul volto un’espressione di tormentata angoscia, la cui agitazione sembra rispecchiata dal movimento ondulato della chioma, dello scollo e delle pieghe delle vesti rosse e blu.