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Chiese

Chiesa di S. Erasmo a Trivio

Tipologia: chiesa rurale
Cronologia: XVI secolo
La Chiesa di Sant’Erasmo a Trivio, fondata verso la metà del XVI secolo, ha una pianta a croce greca con due cappelle laterali. Conserva affreschi cinquecenteschi (navata e abside) e reimpiega blocchi di un vicino edificio romano e una pietra per l’acqua benedetta con motivi stilizzati incisi.
La Chiesa di Sant’Erasmo a Trivio (fraz. di Monteleone di Spoleto) (festività 2 giugno), deriva il suo toponimo da un crocicchio di tre strade. Fondata verso la metà del XVI secolo su un precedente impianto, da un edificio romano in loco provengono i blocchi reimpiegati nell’edificio cinquecentesco e una statua muliebre acefala, conservata presso il Convento di San Francesco.
Il portale principale è sormontato da un frontone rinascimentale, mentre la porta laterale reca l’iscrizione “1540” con monogramma di Cristo “yHs”. La pianta è a croce greca e all’inizio della parete sinistra è il lacerto pittorico di un Santo datato “1586”; accanto sono emersi altri coevi frammenti di affreschi (figura assisa in trono, S. Rocco e S. Giorgio). Gli altari delle cappelle laterali portano la dedica ai Santi Pasquale, Rocco e Sebastiano e alla Madonna del Rosario. Il catino absidale è affrescato nel 1560 con la Trinità tra nubi e angeli. Di reimpiego è una pietra per l’acqua benedetta con motivi stilizzati incisi.

La Chiesa di Sant’Erasmo a Trivio (fraz. di Monteleone di Spoleto), dipendente dalla parrocchiale di San Nicola e con festività il 2 giugno, è fondata verso la metà del XVI secolo su un precedente impianto, al di sopra di un colle già frequentato nell’antichità. La denominazione “il Trivio” (in latino trivium e in antico italico trébbio) deriva dalla presenza accertata di un crocicchio di tre strade, tra le quali un importante asse viario di collegamento fra la via Flaminia e il Santuario italico di San Silvestro.
L’edificio ha una lunga e stretta navata voltata a botte, che a metà percorso si apre su due cappelle laterali rettangolari. La pianta è dunque una sorta di croce greca, esternamente poco percepibile per l’accorpamento di altri edifici ad uso di sagrestia e casa canonica. La porta principale è sormontata da un frontone tipicamente rinascimentale, mentre quella laterale reca l’iscrizione “1540” intercalata dal monogramma “yHs” (con soprastante segno di abbreviazione), indicante il nome di Crist,secondo un uso affermatosi dalla prima metà del Quattrocento con San Bernardino da Siena. La facciata è a capanna e nel 1948 viene ad essa apposta la memoria dei caduti di Trivio nella Prima Guerra Mondiale. Sul lato destro dell’edificio è accostato un campanile moderno che sostituisce un precedente campaniletto a vela.
Nella visita Lascaris (1712) la chiesa è dotata di due altari, ossia quello maggiore e quello della Madonna del Rosario, quest’ultimo pertinente all’omonima Confraternita fondata in San Nicola nel XVI secolo. A questi si aggiunge poi l’altare della cappella di sinistra, dedicato ai Santi Pasquale, Rocco e Sebastiano, ritratti nella relativa tela.
Nell’abside troneggia una scultura in stucco raffigurante Sant’Erasmo in abito vescovile, mentre nel catino absidale sono presenti pregevoli affreschi, incorniciati in alto da un finto tendaggio raccolto e in basso dal disegno di una trabeazione architettonica con festoni di frutta. Del 1560 è la Santissima Trinità posta tra nubi, popolatedi angeli variamente atteggiati. Il fulcro della composizione è costituito dall’Eterno Padre, in forma di anziano barbuto assiso, che sorregge i bracci della croce alla quale è inchiodato il Cristo; tra il Padre e il Figlio è la colomba dello Spirito Santo.All’inizio della parete sinistra è da tempo visibile un Santo con calice e ostia, stante su di un prato e con un panneggio sullo sfondo; in basso la data “1586”. Accanto sono recentemente emersi altri frammenti di affreschi da riferirsi allo stesso XVI secolo, tra i quali s’individuano una figura assisa in trono, un San Rocco e un San Giorgio separati da una cornice dipinta a finto stucco con elementi vegetali.
Nella chiesa è conservata una pietra per l’acqua benedetta, che, nata per essere murata su di un lato, negli altri tre presenta incisi alcuni ieratici disegni: la colomba dello Spirito Santo, motivi floreali stilizzati e un pesce. Si tratta probabilmente di un reperto della chiesa di più antica fondazione (citata in un manoscritto del 1393) oppure proveniente dalla scomparsa Chiesa di San Gregorio “di Tregio”.
Dei numerosi cappellani che si alternano nella cura di Sant’Erasmo conosciamo alcuni nomi. Nel 1698 troviamo l’economo spirituale D. Benedetto Vittoriani, insieme a D. Domenico de Rossi (o De Rubeis), fondatore della cappella di Santa Lucia; nel 1706 è la volta di D. Felice Polozzi, a cui segue nel 1710 l’economo spirituale D. Pietro Peroni e nel 1712 il canonico agostiniano D. Nicola Simonetti di Cascia. Dal 1717 al 1731 la chiesa è officiata dal vicecurato di San Nicola, D. Antonio Reali, seguito negli anni 1768-82 da D. Giuseppe Boccanera.La presenza in loco di un edificio romano è attestata da grandi blocchi squadrati, reimpiegati nell’edificio cinquecentesco, e da una statua muliebre acefala, ora conservata presso il lapidario nel chiostro del convento di San Francesco a Monteleone. Erronea è invece l’attribuzione di provenienza da questo luogo della nota iscrizione latina di Tito Varrutio (Corpus Inscriptionum Latinarum XI, 5006), peraltro mutila, reimpiegata dalla fine del XV secolo in uno stipite del portale della chiesa di Sant’Emiliano a Trevi (PG).